FABIO CAPRA
Brescia con entusiasmo
Varie
19/12/2012
1957-2012: La Chiesa "Natività di Maria"
Il Vescovo Luciano Monari a Buffalora
Chiesa di Buffalora
Pietre Vive
Bresciaoggi
Giornale di Brescia

Affresco centrale di Vittorio Trainini, nato a Mompiano il 6 marzo 1888, morto nel 1969. Insegnante, architetto e scultore.

Cliccare sulla foto per altri particolari.

Preparata con cura e amore, si è svolta domenica 16 dicembre la RIapertura della Chiesa del quartiere. Dopo un anno di chiusura, a causa di importanti e costosi lavori di manutenzione e abbellimento, la parrocchiale "Natività di Maria" ha riaperto le porte al culto dei fedeli di Bettole e Buffalora. Lavori eseguiti a tempo di record sotto l'attenta direzione dell'Ing. Giuliani Arici e del padre Giangottardo, dagli amici chiamato Giango, un concentrato di passione civile e sentimenti di fede autentica. Quando il sudore incontra la preghiera! 

Il Vescovo Luciano Monari ha celebrato la Santa Messa di ringraziamento, presenti le autorità locali e moltissimi fedeli, che hanno ascoltato con attenzione l'Omelia del Vescovo e seguito con commozione la benedizione della Fonte Battesimale e del nuovo Altare.

L'anziano Parroco, don Samuele Battaglia, per 30 anni a Buffalora e ora a riposo, ha donato alla Chiesa il suo calice e ha rivolto alla popolazione commoventi parole di ringraziamento e auspicio affinchè i fedeli si ritrovino sempre più spesso nella casa del Signore a pregare.

Con un prolungato applauso la popolazione ha ringraziato il Parroco Don Sandro Franzoni e i molti volontari e i tecnici che hanno portato a buon fine l'intervento di ristrutturazione. 

Da don Andrea a don Sam, da don Marco a don Sandro. GRAZIE.

Tutto cominciò il 19 giugno 1955. C’è una bella fotografia che ritrae il popolo festante attorno al parroco, in occasione della posa della prima pietra. E finì l’8 Settembre del 1957 con l’inaugurazione e la benedizione del Vescovo Mons. Giacinto Tredici. Non abitavo ancora a Buffalora, ma ricordo tutto nitidamente dal 1959. La costruzione mi fu poi raccontata da amici, che presero parte all’impresa, anni dopo. Amici, ora non più in vita, ma fieri e sorridenti dal cielo per questo secondo sforzo della nostra comunità.

Ai miei occhi di bambino imponente si presentava la chiesa nuova rispetto alla vecchia chiesetta di Via San Benedetto. Bella, sempre aperta per accogliere i fedeli del quartiere in forte crescita. Lavori finiti per modo di dire; ricordo, infatti, don Andrea con la tonaca da lavoro, sporco di calce, su malsicuri ponteggi, mettere mano a successive rifiniture. Però, che impresa! Durata appena 28 mesi. Quando la scorgo ritornando dalla città, originale nelle sue rotondità, ora illuminata e tinteggiata a nuovo, mi chiedo: quanto sarebbe costata se l’avessimo costruita oggi?  Ecco perché dobbiamo essere grati a don Andrea e alla popolazione di quel tempo per il coraggio, la determinazione e l’amore con i quali hanno affrontato e concluso l’impegno.

Dopo 50 anni la chiesa necessitava di manutenzione. Si è cominciato a parlarne con don Samuele nel 2000: prime ipotesi, i costi. Non se ne fece nulla per diversi motivi. Il primo, una mia convinzione, don Sam era consapevole che ci volevano mani giovani per intraprendere i lavori. E lui, oramai prossimo al meritato riposo per raggiunti limiti d’età, ritenne che della ristrutturazione se ne dovesse occupare il nuovo parroco. Ancora, credo che don Sam non avrebbe spostato un mattone della chiesa che don Andrea aveva costruito con tanto sacrificio. Di don Andrea, infatti, ha sempre avuto una sincera stima, che confido da lui ricambiata negli ultimi anni di vita.

D’altronde don Sam la sua Chiesa l’aveva già costruita. Vale a dire la ekklesía cristiana intesa come comunità dei credenti, dei battezzati che condividono la fede in Dio secondo il messaggio di Gesù. Una Chiesa non di mattoni, ma di uomini e donne, giovani e adulti, con tutta la loro ricchezza spirituale e le loro contraddizioni sociali. Giunto tra di noi nel 1971, anni difficilissimi ad alta tensione sociale, le sue chiamate sono state quotidiane. Ha tenuto insieme i fedeli in momenti nei quali la pratica dei sacramenti perdeva valore e partecipazione, la fede vacillava e lo scontro era tra conservatori e progressisti postconciliari. Preghiera e ascolto, corona del rosario e libri, gli strumenti con i quali ha costruito la sua (e nostra) Chiesa. L’omelia di don Sam ha bucato le pareti delle case, dei “miscredenti” e degli “ipercredenti”; ha aiutato a capire e stemperare le divisioni. Il richiamo ai valori forti, la durezza del linguaggio di don Milani e l’insegnamento di don Mazzolari sono stati il cemento con il quale ha legato i mattoni di questa Chiesa.

Altri motivi hanno ritardato i lavori: abbiamo messo mano alla ristrutturazione della scuola media, imposta dalla nuova severa disciplina sugli edifici scolastici, che ha esposto la Parrocchia ad un forte indebitamento. O così, o i nostri figli avrebbero dovuto trasferirsi a San Polo. Si è poi ritenuta prioritaria la sistemazione delle ACLI e la collocazione della farmacia. O così, o avremmo perso sia il circolo, sia un servizio essenziale per tutto il quartiere. Dobbiamo i due risultati a don Marco, alla sollecitudine con la quale, in soli 6 anni di presenza, ha affrontato questo impegno.

Siamo arrivati così al 2007. Con don Alessandro la ristrutturazione è tornata urgente e indifferibile. L’impulso è stato forte e competente. Nella decisione e nel calendario degli interventi è stata coinvolta la popolazione, la Commissione Economica e il Consiglio Pastorale. 

Abili tecnici hanno diretto i lavori. Capaci ditte li hanno eseguiti. Il budget di spesa è stato rispettato. Generosi volontari hanno fatto il resto: pulizie, traslochi e salvaguardia dell’organo. A don Alessandro va riconosciuto il merito di tanto onere, mai disgiunto dall’impegno pastorale. Anzi, molta è stata la cura dei sacramenti, certamente aiutato in questo difficile compito da don Adriano, da suore e diacono.    

Di sicuro per alcuni anni dovremo far fronte al mutuo sottoscritto. Ma nessuno, sono certo, farà mancare il proprio apporto, come più volte dimostrato in passato. Perché i chiamati di Buffalora amano la loro Chiesa e si prodigano per la loro casa.

Padre Pier Giordano Cabra così conclude il suo bel libro “Quanti misteri in questa chiesa”: «Amo la chiesa perché mai nessuno ha fatto per gli ultimi, i diseredati, i sofferenti quanto hanno fatto i suoi figli. E quando la vedo arrancare ricordo i suoi rapidi recuperi, quando la vedo attaccata la ritrovo vigorosa, quando la vedo umiliata sento profumo di resurrezione. Come non amare con stupore e gratitudine questa chiesa che mi da Gesù, il sorriso dell’universo e la freschezza della mia vita?»

Sì, ce l’abbiamo fatta. La comunità dei chiamati ha scritto la prima pagina di una nuova storia popolare. Il 16 dicembre Chiesa e chiesa faranno festa, accogliendo il Vescovo Luciano che sarà tra noi per la benedizione solenne. E pregheremo perché in questa chiesa i nostri figli possano accorrere numerosi e crescere nell’insegnamento di Gesù.


FABIO CAPRA | informazioni | privacy - informativa cookie | Tutti i diritti sono riservati - eventuali contenuti e fonti di altra proprietà sono disponibili su questo sito previa autorizzazione degli autori. powered by ideattiva srl