FABIO CAPRA
Brescia con entusiasmo
Centro, parcheggio, ztl
09/01/2014
Piazza della Vittoria: recupero incompleto
Bigio sì, Bigio no. REFERENDUM?
Piazza della Vittoria: recupero incompleto
Corriere 6.12.2013 MASSIMO MININI
Corriere 10.1.2014 RENATO BORSONI
Corriere 17.11.2013 PHILIPPE DAVERIO
Corriere 17.2013 ANDREA ALBERTI
Corriere 1.12.2013 ANGELO LODA
Corriere 1.12.2013 ANNA LAGHI
GdB 24.12.2013 Alessandra Tarquini

Durante la pausa natalizia ho riletto alcuni autorevoli interventi circa il recupero complessivo e definitivo di Piazza della Vittoria. Perchè sì, non nascondiamolo, l'inaugurazione e la consegna della piazza ai cittadini è un passo determinante nel rilancio del nostro centro storico, ma l'opera è incompleta. Ha ragione Massimo Minini quando sul Corriere elenca i "vuoti" da riempire e ne propone le soluzioni. Quando afferma che il Bigio «può aspettare ancora un pò» e auspica che la piazza torni «ad essere il luogo della scultura».

Infatti, un tempo c'era sul pilastro (a destra nella foto) della torre in mattoni l'ANNUCIAZIONE, un bassorilievo in gres alto 3 metri di Arturo Martini (clicca), bombardato. A proposito, è vero che i frammenti sono ancora in qualche magazzino comunale? Campeggiava al centro della Torre della Rivoluzione un altorilievo in bronzo raffigurante il DUCE A CAVALLO, dello scultore Romano Romanelli (clicca) e sotto la quale è collocato l'Arengo che porta, scolpiti da Antonio Maraini (clicca), nove bassorilievi con allegorie della storia di Brescia. C'era il BIGIO, statua dedicata all'ERA FASCISTA, dello scultore Arturo Dazzi (clicca).

Questi pezzi mancanti e altri di proprietà privata sono ben illustrati in "Collezionismo privato e committenza pubblica" (clicca) di Carlo Zani. Al Bigio, in particolare, Franco Robecchi in "Brescia e il colosso di Arturo Dazzi" dedica una approfondita ricerca e formula convincenti commenti.   

               

Luoghi, angoli di Piazza della Vittoria che Minini invita a recuperare e arredare con altre opere scultoree. Suggerimento molto appropriato e suggestivo.

Perchè no? Possibile che Fondazione Cariplo, Fondazione ASM, Fondazione Folonari e le proprietà degli immobili prospicienti la piazza non possano sostenere e affiancare il Comune nel tentativo di chiudere questo problema attraverso un concorso d'idee? E' azzardato pensare che tutto ciò possa avvenire prima del 1 maggio 2015, giorno d'inizio di EXPO 2015?

Renato Borsoni in modo doscreto ritorna sull'argomento sempre sulle pagine del Corriere e con un abile accostamento della resurrezione dei Bronzi di Riace al destino del Bigio, immagina il turbamento dell'architetto Marcello Piacentini (clicca). I primi sono, infatti, ritornati in piedi, belli più che mai, in mostra nel museo di Reggio Calabria, dal Piacentini progettato e costruito nel 1932, mentre il Bigio continua da 70 anni a riposare nel deposito comunale di Via Rose. Lontano da Piazza della Vittoria, anch'essa progettata dal Piacentini e anch'essa inaugurata nel 1932. Incredibili coincidenze su cui riflettere.

Ora la piazza è fruibile; torna nella disponibilità dei cittadini. Il Sindaco l'ha inaugura il 21 dicembre.

Immagino già la prossima edizione della Mille Miglia: la folla degli appassionati, le auto, i molti turisti stranieri.

Ma rimangono ferite da chiudere, per cui condivido il suggerimento di Minini a non «aver paura di toccare una piazza, anzi è nostro preciso dovere farlo e dimostrare che anche la nostra generazione ha delle idee» e a «chiedere a scultori di fare opere». Rimane un bel pezzo di piazza non fruibile, perimetrato da rete metallica, ancora sede di cantiere, finito il quale farà bella mostra di se un piedistallo con una fontana. Ebbene, cosa ci mettiamo sopra? In passato ho già preso posizione sulla disputa, allorquando alle bellicose intenzioni dell'Assessore Mario Labolani e allo spreco di risorse economiche della Giunta Paroli risposi con la pagina del blog Riapre l'antica BIGIOtteria Labolani (clicca). Dunque, no al colosso del Dazzi in un contesto di mera lotta politica e di negazione dell'"era fascista". Sì ad un confronto culturale e architettonico. Soprattutto sì ad una soluzione definitiva e fortemente condivisa. 

Per favorire la quale, se necessario, NON SONO CONTRARIO A UN REFERENDUM, peraltro suggerito anche dal critico d'arte Philippe Daverio: «deve essere la polis a decidere l'assetto finale della piazza e il destino del colosso». Così l'estetica è democratica. Il critico d'arte, che ben conosce Brescia, accompagna la proposta con motivazioni convincenti, senza dichiararsi a favore o contro il Bigio.

Non pare, invece, avere dubbi il Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesagistici di Brescia, competente su Mantova e Cremona, Andrea Alberti: «Quella statua non è uno slogan politico». Dunque, sul piedistallo può andare solo il Bigio. Di parere opposto un responsabile della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Mantova, competente su Brescia e Cremona, Angelo Loda: «Troppo esposto al rischio di atti vandalici». Oltre alla disputa ideologica, ci troviamo difronte, a questo punto, anche ad un conflitto di competenze. Spero che i due soprintendenti abbiano almeno incominciato a telefonarsi. Sono pur sempre uffici dello Stato. A chi tocca il parere, che non reputo vincolante?

Sia chiaro, Emilio del Bono ha vinto le elezioni con una chiara indicazione di museizzazione della statua, che legittima una soluzione alternativa al Bigio. Che non può essere, tuttavia, un'altra copia della Vittoria Alata, perchè mi pare fin troppo abusata; ma un'opera che ben s'inserisca nel contesto architettonico della piazza e ben si integri con la fontana già realizzata per una costo di 450.000 euro. Una soluzione, infine, che non può prescindere dalle diverse opinioni dei cittadini e dagli autorevoli interventi (Alessandra Tarquini, Anna Vittoria Laghi per esempio), già letti sulla stampa cittadina e degli altri che sicuramente susseguiranno a dimostrazione dell'interesse del problema.

A questo punto un concorso di idee è la proposta che ci può far uscire dall'empasse. Al termine del quale, sicuro di sentir dire da taluni «meglio il Bigio», non escluderei il referendum. Non Bigio sì, Bigio no. Ma il Bigio o la soluzione che vince il concorso. Insomma, la polis decida, per dirla alla Daverio!

E' chiaro che il referendum costa, ma abbinarlo alle elezioni dei consigli di quartiere, che dovrebbero tenersi in ottobre, mi pare un modo per risparmiare e DECIDERE. Quartieri e Bigio, un'abbinata che può garantire una discreta partecipazione popolare al voto. 

Sogno per EXPO 2015 una piazza bella e funzionale, con i portici e il quadriportico tirati a lucido, con i locali che riaprono, Il Caffè Impero in particolare, con una più efficiente illuminazione pubblica.

Con l'ingresso della stazione della metropolitana coperto. In questi giorni di pioggia il tema diventa di attualità; si rischia di cadere; bisogna aprire l'ombrello ancora all'interno. Mi è noto che l'Assessore Manzoni ha già avviato gli atti per realizzare la copertura su tutte le principali stazioni. Auspico un esito positivo con sollecitudine.

Spero che i privati facciano la loro parte. Che sia terminato il recupero edilizio dell'immobile angolo Via Dante/Corsetto sant'Agata, peraltro già in atto. Un capitolo a parte meriterebbe il palazzo delle Poste. Ha senso ancora una funzione oramai residuale in un edificio così immenso? Credo di no. Il recupero e la valorizzazione non è nei programmi del Comune per le note difficoltà di bilancio. Ma se penso alle risorse sprecate dalla Giunta Paroli per l'operazione Brixia Sviluppo, c'è da mordersi le mani e gridare allo scandalo.

Che dire, infine, del poderoso masso dell'Adamello? Sta in quell'angolo di Piazza della Vittoria da 80 anni a ricordo delle eroiche gesta dei nostri alpini nella prima guerra mondiale. Oggi, quasi dimenticato e colpito dall'immancabile grafittaro urbano, è diventato un bivacco; di notte un pisciatoio. A proposito: 1915 - 2015. Dopo 100 anni dagli eventi che ricorda gli diamo una pulitina? Una valorizzazione? 

Fermatomi a osservarlo, sono stato avvicinato da un anziano residente che mi ha apostrofato: «ma èl mia ùra de fa ergòta? Non abbiamo soldi, ho risposto. «Entàt ciàpil e mitìl al posto del bigio». Sono stato preso alla sprovvista e ho buttato una risposta più di cortesia che di condivisione: «Te ghet risù»

Ai posteri l'ardua sentenza! Al Sindaco e alla sua Giunta la difficile decisione.

 

 


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